La Coscienza Transpersonale: verso un salto evolutivo della mente collettiva

L’ipotesi che vogliamo qui formulare è che siamo alle soglie di un nuovo salto evolutivo nella coscienza dell’umanità e che tale salto non avverrà grazie alla tecnologia o al progresso economico bensì grazie alla padronanza dell’esperienza interiore e di stati di coscienza più ampi, olotropici (orientati all’unità) e transpersonali (oltre la mente, oltre l’Io  cioè oltre la nostra  personalità ordinaria).
L’approccio transpersonale ritiene, invece, che le esperienze interiori di ordine mistico ed estatico così come l’anelito alla trascendenza dell’io costituiscano un aspetto  significativo dell’umana esperienza, la cui repressione conduca alla patologia e la cui padronanza schiuda dimensioni evolutive dell’essere.
Ai nostri giorni, nonostante o forse grazie allo sviluppo tecnologico esasperato e all’egemonia dell’economico, stiamo assistendo ad un risveglio della dimensione spirituale e a un fiorire di approcci dedicati alla ricerca interiore.
Recenti studi dimostrano infatti che la maggioranza degli Americani riferisce di avere avuto qualche forma di esperienza mistica (Greeley 1987), mentre in un’altra ricerca (Davis, Lockwood, and Wright, 1991) il 79% di un vasto campione riferisce di avere avuto peak experiences e le definisce come le esperienze più profonde ed importanti della propria vita.

Perché transpersonale?
In verità questa domanda stessa è una contraddizione.
Potremmo affermare che il Transpersonale inizi quando rinunciamo a chiederci il perché.
Perché è una domanda sbagliata, scriveva Hillman.
Se riflettiamo su quante volte di fronte ad una situazione ci chiediamo perché comprendiamo facilmente come rinunciarvi avrebbe una portata rivoluzionaria.

Quando ci sediamo in silenzio, chiudiamo i nostri occhi e abbiamo la presenza sufficiente per restarvi almeno un minuto., quando ci teniamo per mano, con l’amato o l’amata, il fratello o la sorella,  l’amica o l’amico, il collega e la collega e ci guardiamo negli occhi per più di un minuto senza togliere lo sguardo., ecco schiudersi la soglia della dimensione transpersonale.
Quando riconosciamo i nostri giudizi e li superiamo nell’osservazione, quando mettiamo i nostri bisogni egoistici in secondo piano rispetto ai bisogni della collettività, le nostre opinioni e credenze al servizio dei valori universali, alle qualità più genuinamente umane quali l’amore e la compassione, la consapevolezza e la responsabilità, la solidarietà e la condivisione, la giustizia e la verità; quando non cadiamo nella tentazione della paura e del controllo e ci lasciamo guidare dalla fiducia, allora accediamo al mondo del transpersonale.
Quando non ci facciamo prendere dalle apparenze e riconosciamo ciò che esse ci vogliono indicare, quando lasciamo liberamente fluire le nostre emozioni senza esserne preda, quando cogliamo l’altra faccia della medaglia, l’aspetto nascosto, complementare, allora il nostro senso sentito ci indica la via e il nostro sguardo puro ci svela, attraverso l’insight, la comprensione della vera natura delle cose.

Quando avvicinandoci a una dottrina o a una filosofia, a una religione o a una disciplina, non ci aggrappiamo ad essa chiudendoci al resto dell’esperienza, quando siamo disposti ad andare oltre le nostre credenze, fedi e convinzioni per cogliere la bellezza e la saggezza della diversità, quando siamo in grado di avere uno sguardo trasversale, transdisciplinare e transculturale che sappia trascendere e includere la nostra verità in una verità universale, allora stiamo passeggiando per i territori della dimensione transpersonale.

Un modo ulteriore
Transpersonale, infatti, è un aggettivo di modo e vuole indicare un modo di stare nelle cose che facciamo o in cui crediamo, un modo di vivere la nostra fede o professare la nostra religione, di seguire la nostra dottrina o di praticare la nostra disciplina; un modo di declinare la nostra cultura, esercitare la nostra professione, affrontare i nostri problemi e realizzare il nostro vero Sé.
L’approccio transpersonale non si preoccupa della lingua che parli o del luogo da dove provieni, del tuo orientamento politico o sessuale, del cammino che percorri o della via che segui, dell’arte che eserciti o dei beni che possiedi, della tua età o del tuo livello d’istruzione, della tua razza o del tuo grado di salute, propone uno sguardo sul mondo, un atteggiamento mentale, un livello di attenzione e di presenza, uno stato di coscienza insomma che viene definito, coscienza unitiva, o transpersonale, appunto.
Il termine coscienza transpersonale vuole indicare una posizione evolutivamente successiva alla coscienza razionale la quale a sua volta rappresenta un’evoluzione della coscienza istintiva.
Il termine evoluto non implica qui un giudizio di superiorità o di merito ma di aumento di complessità e organizzazione.
Se accompagniamo il percorso storico dell’umanità ci rendiamo conto più facilmente del graduale processo evolutivo della coscienza che essa ha compiuto.
Si narra di remote  età dell’oro, come di antiche civiltà della condivisione o culti della Dea retti da un sistema sociale di fronte al quale la nostra attuale civiltà impallidisce, così come è evidente la barbarie dei nostri giorni in molte parti del pianeta, per non parlare della vergogna del secolo appena trascorso. E’ anche da sottolineare il fatto che sprazzi di unità  e di elevata saggezza hanno illuminato il mondo fin dai tempi più antichi, si pensi a Rama e i Rishi autori dei veda, ed Ermete Trimegisto e alla civiltà Egizia, a  Orfeo e ai filosofi greci da Socrate a Platone, da Aristotele a Pitagora, a Buddha o Lao Tsè, a Tilopa o Padmasambava, a Mosè e ai profeti fino ad arrivare a Gesù Cristo, ai maestri Sufi o Zen, ai neoplatonici e agli alchimisti, a Paracelso o Giordano Bruno, per fermarci all’età pre-scientifica.
E’ pero altrettanto innegabile che a livello di coscienza collettiva sia riconoscibile un ciclo, a sua volta contraddistinto da cicli di conservazione e trasformazione, che si svolge dall’era preistorica ai nostri giorni per il quale l’umanità è andata via via trascendendo e includendo la coscienza istintiva nella coscienza razionale.
Non volendo qui fare un trattato di antropologia culturale mi limiterò a suggerire un’epoca dominata a livello collettivo dalla coscienza istintiva dominato dalle forze ctonie dell’inconscio, della superstizione e della fede acritica, che lascia il posto con il rinascimento, alla nascita del pensiero scientifico e all’illuminismo, alla coscienza razionale guidata dalle istanze consce della ragione, del pensiero logico lineare, del metodo scientifico positivista.

Un salto quantico
L’ipotesi è che siamo alle soglie di un nuovo Rinascimento, un risveglio delle coscienze, una rivoluzione o se preferiamo ri-evoluzione, di ordine transpersonale.
Un salto quantico in grado di proiettarci alle soglie di un nuovo pensiero post-convenzionale, di una nuova coscienza unitiva, intuitiva, di una nuova visione, transpersonale, per la quale condivisione e solidarietà, compassione e consapevolezza, fiducia e responsabilità, amore e umiltà, rispetto e ascolto, fermezza e volontà,  le qualità più genuinamente umane, insomma, sgorgano come naturale conseguenza nella vita quotidiana e guidano i comportamenti della collettività.

Sarà noto a molti il fenomeno della centesima scimmia o forse ad altri il comportamento dei condensati Bose-Einstein, ad altri ancora la teoria dei campi morfogenetici oppure dei cicli di congiunzione Urano-Plutone, così come del numero 10 alla decima, dell’esperimento EPR, del Teorema di Bell, delle connessioni non locali o dell’entanglement, si tratta di diversi tipi di fenomeni che da più parti delineano la realtà di un mondo interconnesso e dinamico che procede per salti evolutivi e sincronici di coscienza.
Tutto, a chi guarda oltre le apparenze, sembrerebbe indicare che siamo alle soglie di un nuovo, straordinario salto.